martedì 15 marzo 2011

The Wall Tour: curiosità sull'evento


Eccoci qui a raccontarvi le ultime novità sullo spettacolo che Roger Waters sta già in questi giorni portando in giro per il mondo, un The Wall ancora nell'amato stile floyddiano, anche senza David Gilmour e Nick Mason. Purtroppo per noi fans, la possibilità di vederli riuniti anche per un concerto soltanto è pari a zero, il live8, come dice lo stesso Waters, ha messo la parola fine sulla vita della band (già finita a livello compositivo più di dieci anni prima). La fine di un'era, ma questo tour, almeno, riporta una ventata di buona musica in europa e negli USA (e con le varie Lady Gaga e simili ce n'era proprio bisogno).

Roger Waters suonerà dal vivo in Europa il prossimo anno il classico doppio album dei Pink Floyd "The Wall". Porterà lo spettacolo in più di 25 città, fino al mese di giugno del prossimo anno, compresi i concerti alla O2 Arena di Londra e Manchester. L'album è stato rappresentato l'ultima volta a Berlino nel 1990. Le date europee seguiranno il tour in Nord America che comincia a settembre. Il creatore dell'album Roger Waters ne spiega la genesi, perché lo fa rivivere e rivela un'offerta per tornare insieme con i vecchi colleghi dei Pink Floyd.

Che cosa ispirò The Wall?
Allora, quando ero relativamente giovane, c'erano determinate cose nella mia vita che mi rendevano pieno di paure e di conseguenza avevo la tendenza a celarmi dietro comportamenti aggressivi. The Wall nacque come opera essenzialmente autobiografica incentrata su temi e sentimenti centrali nella mia vita.
Perché eri un giovane impaurito?
Credo perché avevo perduto mio padre quando avevo pochi mesi di vita [durante la seconda guerra mondiale]. Crebbi in un contesto tutto al femminile non in grado di occuparsi di me e mio fratello. Sono cresciuto trascinandomi dietro un senso di colpa come un pesante fardello. Forse mi ritenevo responsabile della morte di mio padre. Sono sicuro di questo. Sognavo spesso di aver assassinato qualcuno e di essere sul punto di scoprirlo. Tutto questo fino ai 40 anni circa, quando improvvisamente capii il senso di quel sogno. Dicendo queste cose non voglio gettare fango su mia madre e sulle mie zie; mia madre ha fatto tantissimo per crescere da sola due ragazzini dopo la seconda guerra mondiale.
Fu facile scrivere l'album?
La scrittura dell'album fu relativamente diretta. Il trucco spesso sta nell'avere un momento di riflessione. Per me quel momento consistette nel capire perché, dopo un po' di anni di successi con i Pink Floyd - in quel momento stavamo portando in tournée Animals - cominciavo a disaffezionarmi. Scoprii di essere arrabbiato con il pubblico. Non capivo perché. Poi avvertii un estremo sentimento di alienazione nei confronti di quelle centinaia di migliaia di persone, tutte intente a consumare birra, a gridare e ad urlare. Così, all'improvviso, mi venne l'immagine visiva di un'arena con un muro tutt'intorno e una band che ci suonava dietro. Adesso mi fa sorridere il ricordo di questo pezzetto di carta con quel disegno ed il pensiero che fosse una grande idea. Cominciai a parlarne con gli altri del gruppo e ovviamente tutti pensarono che fossi completamente pazzo.
L'elemento centrale dello spettacolo e del tour è il muro che viene progressivamente costruito e abbattuto. Qual'è l'idea dietro questa trovata?
La redenzione sta nella distruzione dei muri che ci circondano, sia come individui sia come nazioni. È la paura che costruisce i muri, è la paura che è generata e sostenuta in noi dai nostri governanti. La paura fa sì che siamo più facilmente controllabili se altre persone ci fanno paura.

Stai utilizzando The Wall per rendere onore ai caduti in guerra, giusto?
Attraverso il sito web abbiamo raggiunto le persone che hanno perduto persone care in guerra, sia soldati che civili. Vorrei avere una maggiore risposta dal Medio Oriente e dintorni. Sembra del tutto appopriata l'utilizzazione delle immagini di questi caduti nelle proiezioni durante lo spettacolo per pervenire al tema centrale dell'opera che è l'individuo, la vita dell'individuo, la famiglia dell'individuo e la vita della famiglia, non le linee sulle mappe o il petrolio sottoterra. Capisco il dolore provocato dalla morte dei caduti in guerra. L'immagine di mio padre sarà sempre sul muro ad un certo punto dello spettacolo.
Perché riporti in scena questo spettacolo?
Sul finire del secolo scorso decisi di rituffarmi nel mondo delle tournée rock. Nel 2006 e 2007 feci una tournée con The Dark Side of the Moon. L'anno scorso pensavo: 'E adesso che faccio? Mi dò al golf, al giardinaggio o alla politica oppure ho ancora voglia di fare tour? Ho 66 anni.' Pensai di voler fare un altro tour. E amo lavorare. Certamente continuerò a lavorare ma non so se farò altre grandi tournée. La mia compagna mi disse: 'Se vuoi andare di nuovo in tour, devi fare The Wall. La gente vuole quello.’
Stai facendo capire che questo potrebbe essere il tuo tour d'addio?
Non andrei così lontano, ma potrebbe essere. Non saprei che cos'altro fare. Nel 2011 rappresenteremo ancora l'opera Ça Ira in cinque città nel sud del Brasile. È una cosa che mi sta molto a cuore. Dunque c'è sempre qualcosa da fare.
Perché questo è politicamente il momento giusto per The Wall?
Quest’opera può costituire un punto di partenza per discutere oppure un grido di guerra. Per me e per le generazioni future sarebbe molto facile starcene seduti ad ascoltare l'iPod e a giocare con i videogiochi e permettere che Roma bruci intorno alle nostre orecchie. Con la tecnologia dell'informazione adesso abbiamo la possibilità di capire le reciproche posizioni, al di là dei confini nazionali ed ideologici. È un'opportunità che non avevamo prima. La canzone di maggiore successo e più popolare di The Wall è Another Brick in the Wall parte II, che ha il famoso verso "We don't need no education". Naturalmente non intendo dire che non c'è bisogno di educazione. È una satira. Abbiamo tutti bisogno di quanta più formazione è possibile. I Rupert Murdoch di questo mondo terrebbero l'informazione lontana da noi; ci riempirebbero della loro propaganda e proverebbero a renderci bravi consumatori accondiscendenti. E questo è pericoloso e diabolico, dal mio punto di vista. Spero che questo tour incoraggi la gente a scoprire l'oggettività delle cose oppure a ribellarsi… non possiamo farci prendere alla gola dalla dolcezza tranquilla dei videogiochi. Se facciamo questo, ci cadranno tutti i denti.
Suonerai di nuovo The Wall al Muro di Berlino?
Questo spettacolo è progettato per luoghi al coperto. Il posto dove davvero mi piacerebbe rappresentare The Wall e dove ho promesso di suonarlo se e quando il muro sarà abbattuto, è Betlemme. Solo la morte mi impedirà di suonare a Gerusalemme o Betlemme.
Non si unirà a te nessuno dei membri sopravvissuti dei Pink Floyd. Perché?
La famiglia Steinbrenner mi propose di fare The Wall allo Yankee Stadium. Hank Steinbrenner mi disse: 'Perché non rimetti insieme la band per rifarlo?' Ed io risposi: 'Bè, non credo che David [Gilmour] voglia tornare in pista e certamente non per The Wall.' E lui: 'Perché non glielo chiedi?' Glielo chiesi e David mi disse di no. Me lo aspettavo. E senza un motivo. Il Live 8 [nel 2005, quando la band ha suonato insieme per l'ultima volta] è il motivo del suo rifiuto. Fu meraviglioso e Rick [Wright, il tastierista, morto nel 2008] allora era ancora con noi. Fu un'esperienza straordinariamente commovente per me e se quella fu la parola fine all'avventura Pink Floyd, così sia. Non ne sarò scontento. Tuttavia, se ad un certo momento gli altri volessero fare qualcosa, sarei sempre pronto ai suggerimenti. Finora non ne sono arrivati.
Intervista rilasciata a Rebecca Jones per BBC Radio 4
27 maggio 2010
traduzione di Carlo Maucioni
fonte: www.cymbaline.it

3 commenti:

  1. Anche se, con la sua megalomania, ha fatto finire la grande stagione creativa dei Pink Floyd, devo riconoscere che Roger Waters è un genio. "The wall" è un'opera terribilmente attuale nelle tematiche, anche se realizzata ormai più di trent'anni fa. Sulla musica, poi, si può dire solo una cosa: immortale.

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  2. Per quanto Waters abbia un caratteraccio ed una personalità troppo forte (al limite della megalomania, appunto) non si può mettere in dubbio che sui migliori brani dei Floyd si senta nettamente la sua mano!

    Senza togliere nulla all'immortale Gilmour e ai grandissimi Mason e Wright.

    E the Wall, e attuale ora più di prima, come anche The Dark Side of The Moon. Siamo in un mondo di pazzi.

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