lunedì 21 marzo 2011

Wish You Were Here

Un album molto particolare, bellissimo eppur breve, un lampo in mezzo alla produzione Floyddiana, tra The Dark Side of The Moon e Animals (e subito dopo arriverà il grandioso The Wall). Una delle canzoni più belle non musicalmente, ma per il testo e, al contrario, una delle canzoni più belle musicalmente (e pure il breve testo è perfetto): sto parlando rispettivamente di Wish You Were Here e di Shine On You Crazy Diamond.

La prima è una delle canzoni più fraintese della Storia, tutti pensano a prima vista che sia una canzone d'amore, dedicata da Waters o Gilmour a chissà chi. Invece, pur essendo una canzone d'amore, è dedicata all'amico che tutti i Floyd hanno amato di più, all'amico che è finito nel baratro per la sua dipendenza dalle droghe e che loro continuano a ricordare come il piacevole amico di sempre. Wish You Were Here, vorrei che fossi qui, recita la canzone, omaggio della band al suo creatore nonchè leader iniziale: Syd Battet. Esatto, di lui stavamo parlando, se non l'avevate capito. L'eterno bambino, il diamante pazzo incapace di prendersi responsabilità e accettare il mondo così com'era, che aveva dato vita ad uno dei gruppi musicali migliori del secolo.

Sempre a lui è dedicata Shine On You Crazy Diamond, che vedremo però un altro giorno, dato che merita uno spazio suo, tale è la bellezza delle sue note.

STORIA DEL BRANO E DELL'ALBUM OMONIMO

L'immenso successo riscosso da "The Dark Side Of The Moon" spiazza i Pink Floyd, li lascia frastornati: per la prima volta nella loro storia, lasciano passare più di due anni prima di far ritorno in studio, preferendo portare avanti i loro mastodontici show dal vivo fino a tutto il '74. Durante tali spettacoli, però, cominciano a suonare tre nuovi, lunghissimi brani, uno dei quali, "Shine On You Crazy Diamond", diverrà l'asse portante del primo nuovo disco dai fasti del Lato Oscuro.
"Wish You Were Here" esce nell'autunno del 1975, e viene accolto tiepidamente: il mondo si aspettava un "Dark Side II", ma l'album ha un impianto diverso. Si tratta ancora di un concept album, è vero, ma viene in parte recuperata la formula di "Atom Heart Mother" e "Meddle": una lunga suite portante saldata a una manciata di canzoni. Stavolta però la suite è divisa in due tronconi che fanno da prologo ed epilogo, e racchiudono gli altri brani dell'album.
Il tema del disco è quantomai personale: Waters e i suoi si abbandonano ad un malinconico ricordo di Syd Barrett, il ragazzo che inventò i Pink Floyd, che bruciò in pochi anni alla fiamma del proprio
genio e della propria follia. È lui il pazzo diamante, il "Crazy Diamond" del brano principale, la giovane rockstar irretita e corrotta dallo show business di "Welcome To The Machine" e "Have a Cigar". Ma non si pensi che l'album si risolva nel semplice autobiografismo. "Wish You Were Here" è un'opera toccante, gelida e assieme dolce, su un universale senso di perdita, sulla fuga della gioventù e dei suoi sogni iperbolici.
Come nelle migliori cose dei Floyd, tutto ha inizio da un piccolo spunto: la celeberrima frase di chitarra di Gilmour che apre "Shine On...", piena di una melanconia che spinge Waters a scrivere un testo altrettanto triste, Wright a indugiare più a lungo del solito sui tasti dei suoi eterei sintetizzatori. La suite si dispiega per più di venti minuti, alternando momenti di intensità esecutiva a pigre bonacce strumentali: forse è troppo lunga, forse in parte già sentita, ma resta l'ultima grande testimonianza della migliore vena dei Pink Floyd, maestri nel riempire a poco a poco gli spazi con minime variazioni di colore sonoro, giocando quasi con gli strumenti, e finendo per costruire armature grandiose.
Le canzoni: "Welcome To The Machine", gelida e vibrante al tempo stesso, scandita da disumani ritmi meccanici e sospinta dai piccoli accordi di una chitarra acustica, è la voce di un mostruoso automa che sonda i desideri e i sogni del giovane Syd; "Have A Cigar", affidata alla voce di Roy Harper, è un rock tirato che completa l'inganno, fagocita il ragazzo fra i lustrini e le false promesse del successo. E infine la famosa title-track, bella e sconsolata ballata che esprime con un rammarico composto il senso ineluttabile della perdita.
"Wish You..." è probabilmente l'album realizzato con più partecipazione emotiva dalla band, il più sentito; resta l'ultima grande pagina dei Floyd come progetto corale, frutto dell'opera di quattro persone. È vero, poi ci sarà anche "The Wall", ma lì Waters farà squadra a sé.

RECENSIONE DELL' ALBUM APPENA USCITO

I Pink Floyd debuttano questa settimana in America su etichetta Columbia CBS (mantenendo l'Harvest per l'Europa) in un momento tra i più delicati della loro carriera. A precedere l'uscita in circolazione di "Wish You Were Here", titolo del nuovo album, ci sono stati lunghi mesi di speculazione, ritardi misteriosi e perfino grossi dubbi sulle capacità del complesso nel continuare l'enorme successo di "Dark Side of The Moon", uno degli album più popolari degli ultimi vent'anni di rock. Sono due giorni che ascolto "Wish You Were Here" e a questo punto mi trovo nella fortunata posizione di poter annullare tutti i timori, dubbi e paure sulla reale validità dei Pink Floyd. Infatti il complesso inglese ha confezionato 44 minuti di musica eccellente. Come al solito, quando si tratta di Waters & Co, i patiti di "Hi-Fi" andranno in "orbita" poichè ogni singolo secondo di "Wish You Were Here" è stato curato da una produzione cristallina. La composizione e separazione dei suoni si racchiude in una sola parola: perfezione. Le musiche sono magnifiche e i testi raccolgono ogni vero fan dei Pink Floyd in un sincero, seppur triste tributo a Syd Barrett, fondatore del complesso, costretto sull'orlo del successo internazionale a ritirarsi per disturbi mentali. "Syd è sempre stato avanti con i tempi" mi aveva detto tempo fà Nick Mason, batterista dei Pink Floyd "Ad un certo punto si è lanciato avanti cosi precipitosamente creando un profondo baratro tra il normale e l'anormale. Fai presto ad impazzire quando ti trovi completamente isolato, quando non trovi nessun filo comuninicativo tra te e il mondo che ti circonda". L'album non mostra nessuna specifica dedica, ma il titolo, "Vorrei che tu fossi qui" è molto esplicito. Nel brano che da il titolo all'album Roger Waters ha scritto: "... Come vorrei che tu fossi qui. Siamo come due anime sperdute che nuotano in un vaso di pesci, anno dopo anno, ricoprendo gli stessi vecchi posti. Cosa abbiamo trovato? Le stesse vecchie paure. Come vorrei che tu fossi qui... ". Quest'invocazione viene rafforzata in " Shine On You Crazy Diamond" (Brilla, tu pazzo diamante) il brano, suddiviso in 9 parti, apre e chiude l'album: " ...Tu hai raggiunto il segreto troppo presto, hai gridato per la luna. Brilla, tu pazzo diamante... Nessuno sà dove sei, quanto lontano o vicino... Ammucchia più strati e ti raggiungerò là. Brilla tu pazzo diamante. E suoneremo all'ombra dei trionfi di ieri, e navigheremo sulla brezza di ferro. Su dai, tu ragazzo bambino, tu vincitore e fallito, su dai, tu minatore di verità e delusione, e brilla!... ". Stando alle note di copertina l'album è stato inciso tra gennaio e luglio di quest'anno. Molti nastri incisi prima di tale periodo periodo sono stati quindi annullati. Parte dell'album era stata già eseguita, durante la tournée inglese del novembre scorso e la tournée americana di marzo e aprile ha aiutato il complesso a definire gli ultimi dettagli di composizione. Preso in blocco, "Wish You Were Here" si rifà molto all'atmosfera rilassata, fluida e misteriosa di " Meddle ", ma affermare che " Dark Side Of The Moon " è stato un intervallo nello sviluppo del complesso, sarebbe un grosso errore. Chi fa la parte del leone in questo nuovo album e senza dubbio Rick Wright, forse il più sottovalutato tastierista tra le superstars. Mellotron, sintetizzatore ARP e Moog, organo Hammond, piano elettrico e pianoforte sono costantemente usati. Il mellotron e forse qualche altra tastiera ad archi sembra non abbandonare mai la stesura dell'intero album. Dave Gilmour si dimostra ancora uno dei più puliti chitarristi cambiando continuamente tonalità e intenità di suono con sorprendente e stupendo " feeling " e la sezione ritmica di Nick Mason e Roger Waters è devastante.

L'ALBUM MINUTO PER MINUTO
0'.00":
Organo e mellotron sorgono dal nulla in un lento crescendo che conduce un sintetizzatore aproporre la linea melodica. Lievi suoni elettronici rimbalzano a cascata da destra a sinistra e da sinistra a destra (si notano incredibilmente bene con l'aiuto di cuffie). '
2'.15":
Una pulitissima chitarra(classica Fender di Gilmour) prende la melodia del sintetizzatore che passa a condurre i bassi.
4'.00":
Note simili ad uno scampanio vengono create da una differente chitarra elettrica mentre ilsottotondo di organo e mellotron scompare un po' alla volta.
4'. 30":
Batteria e basso entrano in veloce crescendo e la chitarra si unisce al fraseggio del brano (Shine on You Crazy Diamond) che in questo primo brano è diviso in 5 parti.
6'.30":
II sintetizzatore prende la linea solista dalla chitarra. E' un Arp usato con la tonalità che piace a Tony Banks dei Genesis. Mellotron e organo riprendono il lavoro di sottofondo.
7'.30":
La chitarra riagguanta la parte solista dal sintetizzatore e Gilmour dimostra di avere il cuore al posto giusto: c'è, un enorme sentimento nella sua esecuzione.
8'.30":
Siamo alla 5. parte del brano e Roger inizia il canto: " Ricordi quando eri giovane (risata demente), brillavi come il sole" (canto a due voci con fievole coro di fondo). Poi la frase " Brilla, tu pazzo diamante" eseguita a più voci con estrema potenza. Nel ritornello torna la limpidezza della chitarra Fender.
11'.00":
C'è un intermezzo di sassofono (Dick Perry) e la chitarra diventa ora acustica in arpeggio. Mellotron e organo sono sempre presenti.
12'.00":
Sassofono e chitarra scompaiono lasciando il mellotron che scompare a sua volta.
13'.00":
Subentra un rumore elettronico, cupo e meccanico. Suoni della stessa atmosfera rimbalzano da un lato all'altro lasciando posto al basso che a sua volta rimbalza quasi clinicamente, in un vero spirito da rock tedesco come quello dei Kraftwerk, da destra a sinistra.
14'.30":
Una chitarra acustica si aggiunge in vena ritmica. Siamo al brano "Welcome To The Machine" (Benvenuto alla macchina). Ritorna il mellotron e il sintetizzatore (Moog) che suona note bianche (suoni di fruscii). Siamo in piena atmosfera Floydiana.
16'00":
II Moog emerge in assolo e il basso continua a rimbalzare da un lato all'altro in un suono da orologeria meccanica.
17'.00":
Subentrano i timpani poi il Moog riprende l'assolo sopra una chitarra acustica, basso e mellotron.
20'.00":
Come una porta che si chiude il suono viene improvvisamente eliminato lasciando l'ugolio di una sirena. Fruscio di vento, la porta si riapre: un vocìo di festa che si affievolisce con alcune risate. 21 minuti totali.
Secondo Atto
0".00":
Chitarra rock/basso e batteria e sintetizzatore che conduce.
2'.00":
Il brano si intitola " Have A Cigar" (Prendi un sigaro) ed è Cantato da Roy Harper. Il lavoro di tastiera passa ora al mellotron e piano elettrico. Poi un assolo di chitarra che viene più tardi accompagnata da sintetizzatore mellotron.
4'.00:
Tutto viene improvvisamente messo in lontananza. Ci sono pochissimi secondi di mellotron, poi una conversazione, alcuni secondi di musica classica e infine una chitarra acustica e qualche sospiro e tirata su di naso.
6" .00":
Chitarra acustica che si sovrappone a quella che si ode in lontananza che introduce il brano "Wish You Were Here" cantato da Dave Gilmour.
7'05":
Batteria, basso e piano irrompono sul canto e chitarra acustica. Il brano è tristissimo e in lontananza emerge occasionalmente una steel-guitar.
8'.00":
Un sintetizzatore o mellotron crea un accompagnamentouguale ad un suono di fiati e ilbrano termina con un rilassato, coretto.
10'.00":
Fruscio di vento subentra al termine del brano per riportarci alla ripresa di "Shine On YouCrazy Diamond" (Parte 6., 7., 8. e 9). Questa introduzione ricorda molto "One Of These Days" di "Meddle". Il basso si sovrappone al vento per, poi essere seguita da un fievole suono di mellotron.
11'.45":
L'ARP ora conduce ; ed entra in un assolo con eco. Si porta dietro mellotron, basso, batteria e una chitarra ritmica.
12'.15":
Chitarra "steel " entra in fraseggio con l'ARP mentre di sottofondo rimane il mellotron. Potente la sezione ritmica.
15'.20":
Chitarra elettrica che ritorna al fraseggio di "Shine On" dell'inizio dell'album.
16'.45":
Arpeggio di chitarra e il mellotron sparisce per dar posto ad un piano elettrico di stile jazzistico. Bellissima steel che dopo un po' richiama il sintetizzatore.
19'.00":
Tutto si affievolisce lentamente e rimangono solamentemellotron e sintetizzatore.
19'.45":
Tristissimo " lead "di sintetizzatore ARP con sottofondo di pianoforte e chitarra. Più in la si aggiunge anche la chitarra steel
21'.00":
" Steel e sintetizzatore ARP molto classicheggiante, quasi sinfonico. Mellotron, organo e sintetizzatori ci portano al termine dell'album quasi in maniera sussurrata. 23'.07" totali.
E a questo punto non potete far altro che rimettere l'album da capo. Sono ormai due giorni che lo faccio d'istinto.
Intervista e recensione di Armando Gallo


WISH YOU WERE HERE
PINK FLOYD - WISH YOU WERE HERE

So, so you think you can tell Heaven from Hell,
blue skies from pain.
Can you tell a green field from a cold steel rail?
A smile from a veil?
Do you think you can tell?
And did they get you to trade your heroes for ghosts?
Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change?
And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?
How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year,
Running over the same old ground.
What have you found? The same old fears.
Wish you were here.

CURIOSITA'

Nella composizione originale del 1975Wish You Were Here segue nell’album la canzone Have a Cigar.
Nell’introduzione si sentono dei suoni confusi che sono stati registrati ricreando l'atmosfera di una stanza in cui alcune persone stanno ascoltando una vecchia radio. Fin dall'inizio si sente che la frequenza della radio viene spostata, fino a passare ad un'altra stazione in cui due persone, un uomo e una donna, discutono. In realtà è un discorso senza molto senso, quasi a volere dare l’idea di essere capitati per caso su una stazione radio, nel bel mezzo di un discorso.
Viene spostata ancora la frequenza, passando velocemente da una stazione radio che accenna la quarta sinfonia di Čajkovskij, fino ad arrivare alla stazione in cui si suona l'introduzione di Wish You Were Here. L'esecuzione è però leggermente disturbata, poiché riprodotta dalla radio. Dopo qualche secondo, si sente una seconda chitarra che accompagna il suono della prima, ma stavolta ad un volume più alto e con più raffinatezza, volendo ricreare l'effetto di una persona che suona nella stanza sulle note della radio. Ne è ulteriore esempio il colpo di tosse e il successivo leggero sospiro con il naso. L’intro è stata eseguita da Gilmour con una chitarra a dodici corde.
Alla fine del brano, prima che entri il suono di vento ululante, si può sentire in lontananza un assolo di violino, eseguito dal famoso violinista jazz Stéphane Grappelli, ex membro del Quintette du Hot Club de France. Nei crediti del disco, tuttavia, non si legge il nome del musicista francese perché, disse Roger Waters, "pareva un insulto" inserire nei crediti un musicista che esegue un assolo udibile a fatica.

Ps: una dedica al capo p.

1 commento:

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