martedì 22 marzo 2011

Syd Barret, il folle diamante

Nel 2006 è morto Barret, recupero qui un articolo de "La Repubblica" per i fan (i tre votanti nel sondaggio "Chi è il vero leader dei Floyd?"). Qui in spizzichi e bocconi c'è la sua storia, e testimonianze della mai morta amicizia con i Floyd che hanno sempre avuto un occhio di riguardo per il loro amico: genio e follia, un binomio classico che ha portato Syd a inseguire chimere lontano dai successi della band Londinese.


Aveva 60 anni e soffriva di diabete, da 30 anni viveva lontano dai palchi
Creò il gruppo nel '65. Nel '68 lo lasciò per problemi di abuso di droghe


E' morto Syd Barrett
co-fondatore dei Pink Floyd

Le innovazioni che introdusse nell'album di esordio del gruppo
sono un caposaldo del rock e hanno influenzato generazioni di musicisti

<B>E' morto Syd Barrett<br>co-fondatore dei Pink Floyd</B>
Syd Barrett in una foto
scattata nel 2002

LONDRA - E' morto Syd Barrett, co-fondatore dei Pink Floyd e figura di spicco del progressive rock inglese a cavallo fra la fine degli anni '60 e i primi anni '70. L'artista, 60 anni, è deceduto due giorni fa, ma la notizia è stata data soltanto oggi da un portavoce della sua vecchia band. I funerali si svolgeranno in forma privata.

Il cantante e chitarrista negli ultimi 30 ha vissuto lontano dalle scene, in una casa alla periferia di Cambridge, in Inghilterra. Si sa che soffriva di diabete, ma le cause della morte non sono state rese note.

Nato a Cambridge nel 1946, Barrett fondò i Pink Floyd nel 1965. Lasciò la band tre anni dopo, quando la collaborazione con gli altri divenne difficile anche a causa dell'abuso di droga. Dopo essere uscito dal gruppo, Barrett ha registrato degli album come solista, mantenendo sempre rapporti artistici con i suoi ex compagni David Gilmour e Roger Waters.

Furono gli altri della band a imporre a Roger Keith (questi i veri nomi di 'Syd') di lasciare il gruppo quando la sua vena creativa era sempre più spesso offuscata dai disturbi mentali e dall'uso di allucinogeni, soprattutto Lsd. Di fatto, a 21 anni, Syd ha già perso il contatto con la realtà e nei concerti smette di cantare improvvisamente, o canta la stessa nota per lunghi minuti. Dopo il primo disco (The piper at the gates of dawn), in A Saucerful of Secrets del 1968, Barrett firma un'unica canzone, "Jugband blues", che dà l'aria dell'imminente addio. 



I Pink Floyd cercano di salvare la vena compositrice di Barrett, tentando di ritagliargli un ruolo puramente di scrittura, senza oneri sul palco. Ma il tentativo fallisce. Come solista Barrett incise nel '70 The Madcap Laughs (Le risate del cappellaio matto) eBarrett, realizzati grazie all'aiuto soprattutto di David Gilmoure.

Alla fine del '72 fu ricoverato per la prima volta in una clinica psichiatrica, esperienza che negli anni successivi si ripetè più volte. Su di lui calò il sipario, al punto che in certi momenti fu addirittura dato per morto, nonostante la sua influenza continuasse a riflettersi su intere generazioni di rockers, esordienti o meno. Nel '75 il commosso omaggio dei Pink Floyd con 'Shine On You Crazy Diamond', cioè 'Splendi, folle diamante'; una dedica commossa che si rifletteva anche nel titolo dell'intero disco, 'Wish You Were Here', cioè "Vorremmo che fossi qui".

Barrett andò nello studio di registrazione per ascoltare in anteprima il brano, nel 1975: era già trasfigurato rispetto a quel che ricordavano i compagni, grasso calvo, un po' svagato. Il suo commento "mi sembra un po' datato, che dite?" rivolto ai compagni con un sorriso rivela però che la sua originalità musicale non era spenta.

Dopo diversi anni di ricovero ospedaliero e di reclusione casalinga (affidato alle cure della madre), nel 1977 Barrett comparve per un attimo, grasso e calvo, nello studio di registrazione dei Pink Floyd e nel 1982 rilasciò la sua prima intervista dopo dodici anni.

Nonostante la sua vita tormentata e il suo precoce ritiro, Barrett è considerato da molti uno dei creativi più geniali della storia della musica rock e uno dei suoi miti più grandi. Syd Barrett fu l'anima eccentrica e idealista dei Pink Floyd, ma la sua personalità di sognatore e il suo indulgere nelle droghe lo portarono a diventare un vero fardello nel gruppo, dopo esserne stato l'ispiratore maggiore.

Le innovazioni musicali che Barrett introdusse in The piper at the gates of dawn, album di esordio del gruppo, sono tra i capisaldi della psichedelia e hanno esercitato un'influenza enorme sui musicisti di tutto il mondo. E anche sugli stessi Pink Floyd, che nel 2005, durante la storica riunione sul palco del Live8, non hanno mancato di nominare Barrett: "Noi - disse Waters prima di suonare "Wish you were here" - stiamo facendo ciò per tutti coloro che non sono qua, ma in particolare per Syd".

(11 luglio 2006)



Da La Repubblica, clicca qui per il sito

4 commenti:

  1. Ribadisco il mio voto per Barrett: senza dubbio, ha influenzato più lui con la sua presenza prima e con la sua assenza poi il percorso dei Floyd che il simpaticissimo Waters con il suo ego incontenibile.

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  2. Ha dato l'avvio, ma Waters non si tocca: il meglio dai Floyd l'han tirato lui e Gilmour, con Mason a fare da collante per tenere insieme tante personalità smisurate.

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  3. Non metto in dubbio che da un punto di vista musicale i Floyd migliori siano quelli di "The dark side of the moon" e di "The wall", semplicemente penso che la figura folle ed eccessiva di Barrett esprima al meglio quello che i Floyd erano e quello che trasmettevano con la loro musica.

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  4. 4 aprile concerto di Waters a Milano: ci trovo qualcuno di voi?

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